Herbert Smagon

Herbert Smagon

di Harm Wulf

Biografia dell’artista Herbert Smagon

traduzione a cura di Harm Wulf

Herbert Smagon è nato il 2 gennaio 1927 a Karwin nella Slesia orientale che, fino al 1918, faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico e che, successivamente alla sconfitta degli imperi centrali nella prima Guerra mondiale, divenne parte del territorio della Cecoslovacchia. Già da ragazzo Smagon provò personalmente le vessazioni a cui era sottoposta la minoranza tedesca da parte della maggioranza slava nel nuovo stato creato a tavolino dalle potenze vincitrici del conflitto. A causa della chiusura delle scuole tedesche e delle crescenti violenze messe in atto dai cechi anche contro i giovani studenti, la famiglia di Smagon fu costretta a fuggire dalla città natale e a raggiungere Berlino. Dall’età di 10 anni Smagon crescerà nella capitale tedesca; a 14 anni e fino alla fine della guerra la famiglia Smagon si traferirà a Vienna. Il nonno di Herbert, un litografo ed illustratore, lo fece appassionare assai precocemente all’attività artistica. Già dall’età di 12 anni Smagon iniziò, parallelamente alle regolari attività scolastiche, uno studio privato della pittura con il Professor Aschenbrenner. Nel 1943 prestò il suo servizio bellico come ausilario della difesa aerea e dall’età di 16 anni cominciò lo studio all’Accademia della Arti Figurative di Vienna frequentando anche le lezioni del Prof. Herbert Böckl. All’età di 17 anni ricevette la Jugendkunst-Medaille, un premio come miglior artista giovane dalla città di Vienna ed i suoi lavori vennero esposti alla Wiener Hofburg. Il suo lavoro premiato „Luftwaffenhelfer“ fu dipinto nelle pause dal servizio di contraerea in una parete di una baracca sempre interrotto dai compiti di difesa al pezzo contraereo da 8,8 contro gli attacchi terroristici dei bombardieri alleati. Il responsabile della città di Vienna, e precedente Reichsjugend-Führer Baldur von Schirach invitò il giovane Smagon per un colloquio nel suo ufficio nel parlamento di Vienna.

Sopra la sua scrivania stava appesa l’opera dell’artista „Luftwaffenhelfer“. Il capo della Hitler-Jugend

Aveva regalato, con il consenso di Smagon, l’opera al sindaco di Vienna che voleva mettere la sua città in concorrenza con quelle di Monaco e Berlino per essere scelta come centro artistico del Reich. Schirach garantì al giovane artista la continuazione dei suoi studi con i migliori professori e gli assicurò il sostegno economico vitalizio del municipio di Vienna. Nel 1945 diviene ufficiale in un centro d’addestramento, presta servizio di lavoro volontario e sul fronte bellico. Catturato riesce a fuggire dalla prigionia. Nel 1947 come tedesco del Reich viene scacciato dall’Austria. Tutti i suoi lavori fino al 1945 scompaiono. Il nuovo inizio avviene a Stoccarda come artista indipendente, grafico ed illustratore. Si conquista diversi premi internazionali come grafico di manifesti pubblicitari. Oggi vive e lavora nella foresta nera. Una selezione delle esposizioni delle sue opere: 1941 prima mostra personale nel municipio della città di Teschen nel 1941. Nel 1944 all’ Hofburg di Vienna. Nel 1964 nel museo della citta di Monaco. Nel 1974 a Stoccarda presso il Landesgewerbemuseum. Dal 1986 fino al 1997: Londra presso il Piccadilly-Showroom, Torino nel salone automobilistico. Parigi nella sede Mercedes-Benz France, ad Essen al Deutsches Plakatmuseum. E poi Bamberg alla Filmgalerie, Karlsruhe, Bad Imnau, Lauchheim presso il castello di Kapfenburg.

Negli anni 50 valutò il limitato sviluppo del mercato ufficiale dell’arte tedesco come conseguenza della distruzione delle fondamenta dell’arte europea. Da qui egli trasse la sua personale conclusione e decise di non prendere più parte a mostre collettive. Lo stesso fece escludendosi in modo dimostrativo da tutte le società artistiche istituzionali. Smagon, in qualità di artista educativo, si considera tenuto a salvare tensione di tutti gli uomini alla bellezza e all’armonia necessarie a sopravvivere nel secondo millennio.

Appartiene inoltre alla generazione dei testimoni oculari sopravvissuti all’inferno della catastrofe europea, ecco perché è obbligato a testimoniare artisticamente questa storia vissuta.

A proposito della sua opera “Bilder der Geschichte” (immagini della storia) la stampa scrisse: “Fortemente strabiliante, legare modernità e storia, esteticamente scioccante, grandioso anche nei dettagli: Smagon urta l’osservatore con le immagini – anche solo attraverso le dimensioni.”

Molte opere dell’artista, quadri, lavori grafici, vignette satiriche sono visionabili nel suo sito bilingua (tedesco ed inglese) www.art-smagon.com

Tra le varie opere segnaliamo:

“Dresden 1945/89” www.art-smagon.com/art010.htm

Nella seconda guerra mondiale paesi civilizzati come USA e Gran Bretagna hanno sperimentato tecniche di annientamento della popolazione civile di un paese di cui erano avversari. Tecniche sviluppate negli anni successivi: centinaia di migliaia di uomini carbonizzati e ridotti in cenere in pochi minuti. Solo a Dresda più di 250.000 uomini morirono in questo modo. Dopo 60 i tedeschi non hanno ancora presentato nessun conto per questo fatto. Smagon ha dedicato a questo avvenimento storico un grande quadro intitolato „Dresden 1945/1989“: al centro dell’opera le rovine della cattedrale di Dresda la Frauenkirche, in mezzo alla città in fiamme,. A sinistra: L’uccisione di massa degli abitanti tra il 13 e il 14 febbraio del1945. Nell’immagine a destra: nell’autunno 1989 la prima deposizione di una corona per le vittime da parte di un cancelliere tedesco dopo 44 anni.

„Tod der Nichte“ www.art-smagon.com/art012.htm

460.000 tedeschi vennero uccisi tra il 1945 e il 1946 in Cecoslovacchia. Questa è la cifra più aggiornata dei profughi scomparsi dalla Boemia e Moravia documentata dalle ultime ricerche degli esperti nel 2000. Più di 3 milioni di tedeschi vennero privati della loro patria in cui avevano vissuto da più di 1000 anni. In uno degli oltre 10.000 protocolli testimoniali del „ Libro bianco die tedeschi die Sudeti“ nel Bundesarchiv della Repubblica Federale Tedesca:

Frau Hildegard Hurtinger rilascia la seguente dichiarazione protocollata: „…Il 15 di maggio fui presa dalla gentaglia ceca nella mia abitazione di Praga e condotta a bastonate e colpi di calci di fucile alla testa a circa 500 metri dalla Scham­horstschule.(…) La fui completamente derubata e rimasi solo con le calze ed il vestito che avevo indossavo. (…) Così fui parte della cosidetta Riparazione in cui io, ed i prigionieri con me, uomini e donne, fummo seviziati con la crudeltà più estrema. Nella notte fummo portati con tutti i prigionieri in un casale dove vidi con i miei occhi 10 uomini, donne e bambini prigionieri, tra cui anche due miei fratelli con la famiglia, che erano stati ammazzati. Il bambino più giovane di mio fratello aveva cinque mesi. Poi dovemmo scavare le fosse, spogliare i cadaveri e seppellirli…“

“Lebende Fackeln” www.art-smagon.com/art014.htm

Il Ceco Ludek Pachmann grande campione di scacchi e pubblicista, testimone oculare dell’arrivo a Praga nel maggio del 1945 di Benesch, ha raccontato pubblicamente la terribile verità dei fatti quattro decenni dopo:„…Io vidi che in onore di Benesch, portato in trionfo da decine di migliaia di cechi attraverso le strade di Praga fino alla Wenzelsplatz, alla Karlsplatz e al Rittergasse, si prendevano indiscriminatamente i tedeschi si cospargevano di benzina, si appendevano per i piedi ai pali e alle lanterne e poi venivano fatti bruciare come torce umane che duravano a lungo perchè le teste di coloro che ardevano erano in basso ed il fumo non poteva soffocarli. Anche Benesch fu condotto dalle ali della folla alle torce umane. Le urla delle vittime venivano coperte dalle grida di giubilo dei Cechi. Se esiste l’inferno sulla faccia della terra, allora questo era a Praga! Io dichiaro questo perchè ne sono stato testimone e perchè una vera comprensione tra i popoli può essere possibile solo quando entrambi i lati di ciò che accadde si potranno vedere!…“

“Besetzung der Stadt Rössel” www.art-smagon.com/art008.htm

Oltre due milioni di ragazze tedesche furono ripetutamente stuprate e seviziate dai soldati russi. Diecimila di loro non sopravvissero. Il propagandista sovietico Ilja Ehrenburg incitò: “Uccidete! Uccidete! Non c’è nessun tedesco innocente, nè i nati nè i non nati. Rompete con la violenza l’orgoglio razziale delle donne germaniche! Prendetele come giusto bottino!“ ( Ostdokumentation 2/37/103-108 )

Il Dottor. Arnold Niedenzu, medico chirurgo a Rössel testimoniò: „…Vecchie (fino ad 80 anni) , bambine ( fino a circa i dieci anni), Donne incinte e puerpere. Gli stupri andarono oltre le già ripugnanti circostanze. I russi sottoposero alle sevizie le donne per giorni, spesso entravano di notte dalle finestre rotte o dalle porte divelte, o dai tetti spaccati violentando selvaggiamente le sventurate donne spesso con le armi in mano. Le seviziavano tenendo direttamente la pistola nella bocca delle sventurate vittime…“

“Crack-Babys” www.art-smagon.com/art004.htm

Nel giugno del 1944 abbiamo, bambini-soldati, oltre che lottato in patria contro i bombardamenti terroristici, combattuto sul fronte della Normandia. Sentimmo che i giovani soldati della divisione SS „Hitler-Jugend“ affrontavano le preponderanti forze alleate armi in pugno cantando l’inno nazionale tedesco!

Un giornalista di guerra scrisse nel 1944 su „Signal“: „Sul fronte occidentale, settore di Caen. Da giorni il rullo di fuoco d’artiglieria nemico tempestava con bombardamenti in grande stile, le posizioni difese dalla divisione corrazzata SS „Hitler-Jugend“. L’avversario aveva impegnato su quel tratto di fronte le sue migliori divisioni di paracadutisti e aviotrasportate, ripromettendosi la minima resistenza da parte di quei ragazzi diciottenni che aveva davanti a sè. Nel loro altezzoso gergo, da truppe avvezze a combattere contro le popolazioni coloniali, gli Anglo-americani chiamavano la Divisione tedesca, a cui si trovavano di fronte, „Divisione lattanti“ o „Baby Divisione“. Ma in meno di otto giorni gli sprezzanti assalitori, duramente provati in aspri combattimenti, tradivano la loro boria sgonfiata nel nuovo e definitivo nomignolo da essi coniato per i loro eroici e tenaci avversari „Crack Babys“. In quei giorni ebbi a parlare col SS-Brigadeführer Witt, maggior generale delle truppe SS, Cavaliere della Croce di Ferro con fronda di quercia: era al suo posto di comando, poco prima della sua morte. Egli mi diceva: „ Vedete? Io sono un vecchio soldato e, fino al giorno in cui assunsi il comando di questa Divisione, credevo d’avere un’esperienza guerresca non comune. Ma questi ragazzi che ora comando, non solo mi hanno strappato ammirazione, ma – non esito a dirlo – mi hanno per giunta insegnato che cosa sia vero spirito aggressivo.“

“Die Kinder von Breslau” www.art-smagon.com/art042.htm

Soprattutto in Germania i bambini della “Hitlerjugend” furono impegnati contro i bombardamenti terroristici Un una trasmissione televisiva si disse: “I membri della Hitlerjungend andarono avanti nell’inferno di fuoco ed aiutarono pompieri e forze di soccorso ad aprirsi un varco tra le macerie. Con indomito coraggio si sacrificarono e morirono come mosche…”

Anche i bambini di Breslau (Breslavia) sacrificarono la vita per la loro città. Imbattuti fino alla fine della guerra nel 1945 da sovrastanti potenze nemiche. Erano ragazzi tra i 12 ed i 16 anni. Non combatterono per Hitler o i „Nazi“. Combatterono e morirono per le loro famiglie e per la loro città natale, da 500 anni capitale della Slesia tedesca. La difesa di Breslavia fu necessaria. Con la resistenza estrema contro le preponderanti forze sovietiche si potè rompere l’accerchiamento. Così centinaia di migliaiai di profughi tedeschi in fuga poterono essere salvati! Wroclaw, così si chiamano oggi i resti trafugati della millenaria cultura tedesca, che fu distrutta per sempre col suolo patrio abbeverato dal sangue di molte migliaia di tedeschi eroi e vittime, dimenticati senza una tomba, una pietra o un ricordo. Solo questo quadro ricorda i dimenticati bambini di Breslau.

Versione tedesca

www.art-smagon.com

Biographie Herbert Smagon.

Geboren am 02.01.1927 in Karwin in Ostschlesien, was bis 1918 zur Österreich -Ungarischen Monarchie gehörte und dann an die Tschechoslowakei ausgeliefert wurde. Schon als Kind mußte Smagon die Unterdrückung der deutschen Minderheit selbst erleben. Sein Vater als ein sozialpolitischer Sprecher der Deutschen wurde zu Zuchthaus verurteilt. Als dann auch noch deutsche Schulen geschlossen werden mußten, da immer mehr deutsche Kinder durch brutale Überfälle von Tschechen am Schulbesuch gehindert wurden, flüchtete die Familie nach Berlin. Ab dem 10 Lebensjahr ist Smagon in Berlin aufgewachsen, ab dem 14 Lebensjahr bis Kriegsende in Wien. Sein Großvater, ein Lithograph und Illustrator, bemerkte sehr früh die künstlerische Begabung des Kindes. Schon mit 12 Jahren begann Smagon 1939 bis1942 neben dem Gymnasium ein Malstudium als Privatschüler von Professor Aschenbrenner. 1943 wurde er neben seinem Kriegsdienst als Luftwaffenhelfer bereits mit 16 Jahren in die Akademie der bildenden Künste in Wien aufgenommen und studierte bei Professor Herbert Böckl. Mit 17 Jahren wurde er 1944 mit der Jugendkunst-Medaille in Wien ausgezeichnet, seine Werke wurden in der Wiener Hofburg ausgestellt. Sein preisgekröntes Werk „LUFTWAFFENHELFER“ malte er bei Einsatzpausen in seiner Flakstellung auf einer Barackenwand montiert – immer wieder unterbrochen von Abwehrgefechten an seinem schweren 8,8 Flakgeschütz gegen die Angriffe von alliierten Terrorbomberangriffen. Der Stadthalter von Wien, ehemaliger Reichsjugend-Führer Baldur von Schirach, lud den jungen Smagon zu einem Gespräch in seinem Amtssitz im Wiener Parlament ein. Über seinem Schreibtisch hing das Bild „LUFTWAFFENHELFER“. Die Führung der Hitler-Jugend hatte mit Smagons Einverständnis das Bild dem Stadthalter, der Wien in Konkurrenz zu Berlin und München zum Kunstzentrum des Deutschen Reiches machen wollte, geschenkt. Schirach bot dem jungen Künstler das weitere Kunststudium bei den besten Professoren an und garantierte ihm lebenslange betreuende Patenschaft der Stadt Wien.

1945 Offiziers-Ausbildungslager, Arbeitsdienst – Fronteinsatz, Flucht aus Gefangenschaft. 1947 wurde er als Reichsdeutscher aus Österreich vertrieben. Alle seine Arbeiten bis 1945 sind verschollen. Neubeginn in Stuttgart als freischaffender Maler, Grafiker und Illustrator. Er erhielt mehrere Preise bei verschiedenen internationalen Plakatwettbewerben. Heute lebt und arbeitet er im Schwarzwald.

Eine Auswahl von Ausstellungen seiner Arbeiten: 1941 TESCHEN, Stadthaus. Erste Einzelausstellung. 1944 WIEN, Hofburg. 1964 MÜNCHEN Stadtmuseum. 1974 STUTTGART, Landesgewerbemuseum. 1986 – 1997 LONDON, Piccadilly-Showroom. TURIN, Automobil-Salon. PARIS, Mercedes-Benz France. ESSEN, Deutsches Plakatmuseum. BAMBERG, Filmgalerie. KARLSRUHE, BAD IMNAU, LAUCHHEIM, Schloß Kapfenburg.

Die einseitige Entwicklung des offiziellen deutschen Kunstmarktes in den fünfziger Jahren empfand er damals als konsequente Zerstörung aller Fundamente der europäischen Kunst. Daraus zog er die persönliche Konsequenz und beteiligte sich nicht mehr an Gemeinschafts-Ausstellungen, auch trat er demonstrativ aus allen etablierten Kunstverbänden aus. Smagon fühlt sich als bildender Künstler verpflichtet die überlebensnotwendige Sehnsucht aller Menschen nach Schönheit und Harmonie in das zweite Jahrtausend hinüber zu retten. Er gehört aber auch zur Generation der überlebenden Augenzeugen die durch die Hölle der europäischen Katastrophe gingen und ist natürlich gezwungen diese erlebte Geschichte künstlerisch zu bezeugen.

Zu seinem Werk „BILDER DER GESCHICHTE“ schrieb die Presse: „Kraftvoll verblüffend, Historie und Moderne verbindend, ästhetisch erschreckend, auch in Details riesig: Smagon schlägt mit den Bildern auf die Betrachter ein – allein auch schon durch Dimensionen.“

„DRESDEN 1945/89“ www.art-smagon.com/art010.htm
Im zweiten Weltkrieg hatten die bis dahin zivilisierten Länder USA und Großbritannien den Ehrgeiz die in der Menschheitsgeschichte perfekteste Völkermord-Technik gegen ein Konkurrenzvolk nach jahrelanger Vorbereitung zu entwickeln. Sie brachten damit das Einmalige fertig: Hunderttausende Menschen, vom Säugling bis zum Greis, gleichzeitig oft in nur wenigen Minuten zu zerfetzen, zu ersticken, lebendig zu verbrennen oder zu einem Häufchen Asche zu verglühen. Allein in Dresden mußten über 250.000 Menschen so sterben. 60 Jahre danach trauen sich die Deutschen immer noch nicht die Zahl ihrer unschuldigen Opfer zu nennen und ihrer zu gedenken. Smagon schuf dazu das große Diptychon „DRESDEN 1945/1989“: Im Zentrum des Bildes die Ruine der Frauenkirche vor der brennenden Stadt. Linke Bildseite: am 13/14.2.1945 Massentötung der Bevölkerung Dresdens. Rechte Bildseite: Im Herbst 1989 die erste Kranzniederlegung nach 44 Jahren von einem deutschen Kanzler für die Opfer.

„TOD DER NICHTE“ www.art-smagon.com/art012.htm

460 000 Deutsche kamen 1945/46 in Tschechien zu Tode. Das ist die neueste Zahl der verschollenen vertriebenen Deutschen aus Böhmen und Mähren, dokumentiert nach neuen Forschungsergebnissen von Experten im Jahre 2000. Über 3 Millionen Sudetendeutsche wurden ausgeraubt und aus ihrer Heimat, in der sie über 1000 Jahre gelebt haben, verjagt. Eines von mehreren zehntausend eidesstattlichen Protokollen aus dem „Sudetendeutschen Weißbuch“ im Bundesarchiv der BRD:

Frau Hildegard Hurtinger gibt zu Protokoll: „…Am 15. Mai wurde ich in meiner Prager Wohnung vom tschechischen Pöbel abgeführt und unter Prügel und Kolbenschlägen an den Haaren ungefähr 500 Meter weit in die Scham­horstschule geschleppt.(…) Dort wurde ich vollkommen ausgeraubt, so daß mir nur Strümpfe und das Kleid, das ich am Leib hatte, blieben. (…) Dann wurde ich in die sogenannte Reparation gebracht, wo ich und meine Mithäftlinge, Män­ner und Frauen, aufs Grausamste mißhandelt wurden. In der Nacht wurden wiederholt alle Häftlinge auf den Hof geholt, dort zu je 10 Männer, Frauen und Kinder, darunter auch meine zwei Brüder mit Familie, abgezählt und vor den Augen der übrigen Häftlinge erschos­sen. Das jüngste Kind meines Bruders war 5 Monate alt. Dann mussten wir Gräber schaufeln, die Leichen aus­ziehen und vergraben…“

„LEBENDE FACKELN“ www.art-smagon.com/art014.htm

Der Tscheche LUDEK PACHMANN, Schachgroßmeister und Publizist, der als Augenzeuge bei dem Einzug von Benesch in Prag im Mai 1945 dabei war, hat die furchtbare Wahrheit der Ereignisse vier Jahrzehnte danach offenbart:„…Ich sah wie zu Ehren von Benesch bei seiner von Zehntausenden Tschechen umjubelten Triumphfahrt durch die Straßen von Prag auf dem Wenzelsplatz, auf dem Karlsplatz und in der Rittergasse Tschechen wahllos Deutsche mit Benzin übergossen, mit den Füßen nach oben an Masten und Laternen hängten und sie anzündeten und johlend den brennenden Fackeln und ihren Qualen zusahen, die um so länger dauerten, weil die Köpfe der Brennenden vorsorglich nach unten gehängt waren und der aufsteigende Rauch sie nicht ersticken konnte. Benesch also fuhr durch ein Spalier von lebenden Fackeln – und die Schreie der gequälten Opfer wurden übertönt durch das Jubelgeschrei der entmenschten Tschechen. Wenn es die Hölle auf Erden gibt, dann gab es sie in Prag! Ich berichte das, weil ich davon überzeugt bin, daß es zu einer wahren Völkerverständigung nur kommen kann, wenn sich beide Seiten vorbehaltlos zu dem bekennen, was war!…“

„BESETZUNG DER STADT RÖSSEL“ www.art-smagon.com/art008.htm

Über 2 Millionen deutsche Mädchen und Frauen wurden 1945 von Russen meist mehrfach geschändet. Zehntausende haben es nicht überlebt. – Sowjet-Einpeitscher Ilja Ehrenburg: “Tötet, tötet! Es gibt nichts, was an den Deutschen unschuldig ist, die lebendigen nicht und die Ungeborenen nicht. Brecht mit Gewalt den Rasse-Hochmut der germanischen Frauen! Nehmt sie als rechtmäßige Beute!”

( Ostdokumentation 2/37/103-108 )

Dr. med. Arnold Niedenzu, Facharzt für Chirurgie, aus Rössel: „…Greisinnen (bis 80 Jahre), Kinder (bis 10 Jahre abwärts ), Hochschwangere und Wöchnerinnen. Die Vergewaltigungen gingen unter den widerlichsten Umständen vor sich. Die Russen überfielen häufig schon tags die Frauen, vorwiegend aber nachts drangen sie durch die zerbrochenen Fenster oder durch die eingeschlagenen Türen, ja durch das abgedeckte Dach in die Häuser und stürzten sich auf die unglücklichen Frauen und Mädchen. Meist mit vorgehaltener Waffe. – Häufig hielten sie die Pistolenmündung direkt in den Mund des unglücklichen Opfers. Häufig war es so (man sträubt sich, es zu schreiben), daß das weibliche Wesen von mehreren festgehalten wurde, während sich die Wüstlinge nacheinander bei der Vergewaltigung ablösten….“

„CRACK-BABYS“ www.art-smagon.com/art004.htm

Im Juni 1944 haben wir, Kinder-Soldaten damals noch an der Heimatfront im Kampf gegen die Terrorbomber, die Abwehrschlacht in der Normandie mitverfolgt. Wir hörten, daß die jungen Soldaten der SS-Division „Hitler-Jugend“ aufrecht laufend, aus allen Waffen feuernd, das Deutschlandlied schreiend, gemeinsam gegen die große Übermacht der alliierten Angreifer anrannten! –

Ein Kriegs-Berichterstatter schrieb 1944 in der Illustrierten „Signal“: „Es war im Westen, im Raum von Caen. Seit Tagen regneten ohne Pause die Flächenwürfe der feindlichen Bomberflotten auf die Stellungen, die von der SS-Panzerdivision „Hitler-Jugend“ verteidigt wurden. Der Gegner hatte an dieser Stelle seine besten Fallschirm- und Luftlande-Divisionen eingesetzt weil er sich von den ihm gegenüberstehenden achtzehnjährigen Jungen den geringsten Widerstand versprach. Im überheblichen Slang einer Truppe, die gewohnt war, gegen Kolonialvölker zu kämpfen, bezeichneten die Anglo-Amerikaner die ihnen gegenüberliegende deutsche Division als „Milchflaschen-Division“ oder „Baby-Division“. Es dauerte keine acht Tage, da waren die überheblichen Angreifer in harten Kämpfen erheblich mitgenommen worden, und ihr zusammengeschrumpftes Selbstbewußtsein verrät sich am besten in der neuen endgültigen Bezeichnung, die sie für ihre fanatischen und hartnäckigen Widersacher fanden: „CRACK-BABYS“. In jenen Tagen sprach ich den Eichenlaubträger SS-Brigadeführer und Generalmajor der Waffen-SS Witt auf seinem Gefechtsstand; es war kurz vor seinem Tode. Der Brigadeführer erzählte: „Wissen Sie, ich bin alter Soldat und glaubte, bis zu dem Zeitpunkt, wo ich diese Division übernahm, allerhand vom Kämpfen zu wissen. Diese Jungen, die mir jetzt unterstellt sind, haben mir nicht nur Hochachtung abgezwungen, sondern haben mich, ich schäme mich nicht, es zu sagen, sogar noch gelehrt, was wirklicher Angriffsgeist ist.“

DIE KINDER VON BRESLAU www.art-smagon.com/art042.htm

Überall in Deutschland waren es die Kinder der “Hitlerjugend”, die schon gegen den Bombenterror für ihre Familien kämpften. In einer Fernsehsendung hieß es: “Hitlerjungen gingen voran durch die Feuerhölle und wiesen Feuerwehr und Rettungskräften den Weg zu den Verschütteten. Mit ungeheurer Tapferkeit. Sie starben wie die Fliegen…”

Auch die Kinder von Breslau opferten ihr Leben für ihre Stadt. Unbesiegt bis zum Kriegsende 1945 gegen eine zehnfache Übermacht. Sie waren 12-16 Jahre alt. Sie kämpften und starben nicht für Hitler oder die “Nazis”. Sie kämpften und starben für ihre Familien und ihre Heimatstadt, seit 500 Jahren Hauptstadt des Deutschen Schlesiens. Die Verteidigung Breslaus war notwendig. Durch den verbissenen Widerstand gegen die zigfache sowjetische Übermacht konnten sowjetische Streitkräfte gebunden werden. Somit konnten sich Hunderttausende Ostflüchtlinge noch retten! WROCLAW So heißen jetzt die geraubten Reste tausendjähriger deutscher Kultur, die für immer zerstört wurden – und — in der Heimaterde, blutgetränkt, vermodern die Gebeine von vielen Tausenden deutschen Opfern und Helden, vergessen – und ohne Grab, ohne Stein, ohne Tafel. – Nur dieses Gemälde erinnert an die auch vergessenen Kinder von Breslau.

Bis zum Jahresende 2005 erscheint ein Bildband im Großformat, Preis 54 Euro, über das Werk von Smagon mit großen ganzseitigen und auch doppelseitigen Reproduktionen seiner Bilder. Die Auflage ist begrenzt, daher ist eine Vorbestellung möglich unter der Adresse: atelier.smagon@t-online.de

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