Georg Sluyterman von Langeweyde

Georg Sluyterman von Langeweyde

di Harm Wulf

Du Volk aus der Tiefe,
du Volk in der Nacht,
vergiß nicht das Feuer,
bleib auf der Wacht!

(Tu popolo dal profondo, tu popolo nella notte, non dimenticare il fuoco, resta a sentinella!). Da “Und wenn wir marschieren”, Testo e Musica di Walter Gättke, 1922

Su molte riviste nazionalpopolari italiane ed europee sono apparse spesso delle incisioni raffiguranti scene di vita agreste, viandanti, guerrieri, lavoratori, paesaggi ed altro. Fra tutte la più famosa è senza dubbio quella che ripropone il tema de “Il cavaliere, la morte ed il diavolo”. In quest’incisione, che s’ispira a quella notissima di Albrecht Dürer del 1513, lo scudo del cavaliere era ornato da uno swastica, ma spesso il fregio è stato modificato in un ascia bipenne o altro. Sotto il cavaliere, in caratteri gotici la frase evoca un’antica saggezza: “Vittoria e Sconfitta sono nelle mani del Signore, ma del tuo Onore solo tu sei Signore e Re”. L’autore di queste opere si chiamava Georg Sluyterman von Langeweyde e l’articolo che segue racconta la sua storia. Era nato ad Essen il13 aprile 1903, nono figlio del terzo matrimonio di un ufficiale d’artiglieria ed ingegnere Bernhard Sluyterman von Langeweyde. La famiglia materna proveniva dalla Bassa Sassonia mentre quella paterna dall’Olanda. L’ortografia originaria del suo nome era Sluyterman Van Langeweyde (la particella “Van”, germanizzata in”von”, sarà da lui spesso scritta nella forma abbreviata “v”. Dopo la prematura morte del padre (1908) trascorse una giovinezza assai povera in un quartiere operaio di Essen. Georg crebbe nella Ruhr tra miniere, torri d’estrazione e discariche di carbone in condizioni ambientali e materiali poco favorevoli allo sviluppo della personalità di un artista. Lavorò qualche tempo presso un mugnaio della Pomerania ed in un atelier di pubblicità. Nel 1920 entrò nella Scuola d’Arti figurative di Essen dove seguì i corsi di Wilhelm Poetter (grafica e pittura decorativa) e di Hermann Kätelhön (incisione su legno). Completò i suoi studi all’Accademia di Düsseldorf dove divenne allievo di Fritz Mackensen e Spatz, e del Meisterschüler Julius Paul Junghanns riuscendo ad affinare l’innata abilità grafica con una tenace volontà e un’incredibile capacità d’applicazione. I primi lavori coincisero con gli anni della crisi economica e della grande disoccupazione nella Germania di Weimar: in quel periodo, i primi anni venti, Georg entrò nello Jugendbewegung, il movimento giovanile dei Wandervögel (uccelli migratori, nome che si riferiva alle marce che i giovani effettuavano in ambiente naturale) nato il 4 novembre del 1901 nella Ratskeller di Steglitz sobborgo di Berlino e rapidamente diffusosi in tutte le terre di lingua tedesca (vedi il fondamentale testo di Nicola Cospito “I Wandervögel. La gioventù tedesca da Guglielmo II al nazionalsocialismo” II ed. ampliata Ed. della Biga Alata, Roma 1999, nicola.cospito@libero.it ). Era essenzialmente un movimento di giovani studenti che si rivoltavano contro la società borghese, il suo conformismo e il modello di vita artificioso e corrotto che questa rappresentava. Attraverso il Wandern e l’immersione nella natura si ricercava uno stile di vita diverso, più vero e spontaneo, lo spirito comunitario, il sentimento d’appartenenza alla Volksgemeinschaft (comunità popolare) che rischiava di essere definitivamente spezzato dalle aberranti forme dell’industrialismo e dell’urbanesimo. Ampio spazio trovò nel movimento giovanile la riscoperta dei Volkslieder, i canti popolari che riecheggiavano le gesta dei lanzichenecchi e dei corsari e che accompagnavano, tra il rullo dei tamburi e lo sventolio delle bandiere i Bünde degli “uccelli migratori” nelle loro marce. Nei Wandervögel, Georg imparò a suonare la chitarra e a cantare componendo anche sue canzoni. Diverse tendenze coesistevano nello Jugendbewegung, ma in tutte le sue componenti si ritrovano i temi dell’amore per la Heimat, del Wandern come nuovo stile di vita e rigenerazione del corpo e dello spirito, del disprezzo per il falso progresso del mondo moderno e per i filisteismi borghesi. I miti del movimento influenzeranno costantemente l’opera e la visione del mondo dell’artista: contro le degenerazioni del mondo moderno e della sua arte l’ispirazione di Georg troverà il suo nutrimento nell’originaria cultura del popolo. Il senso profondo del suo lavoro sarà proprio la ricerca delle radici e dell’identità del Volk nella sua inscindibile unità. “Essere popolo, diventare nuovamente popolo, questo è lo scopo elementare dello Jugendbewegung. Cantare e giocare, balla re e saltare, scagliare lance ed onorare gli Dei! Vivere una vita piena, imparare a vivere, questo il senso del Bund e del gruppo” ( Cospito op. cit. pag. 41). Georg si stabilì a Düsseldorf come grafico e si sposò nel 1926 e da questo primo matrimonio nacquero tre figli. Aderì al NSDAP il 1 maggio 1928 con l’immediato risultato di perdere molte commissioni lavorative. Divenne membro delle S.A. Insieme al fratello più vecchio Wolf Sluyterman von Langeweyde, al tempo disoccupato, milita nel movimento nazionalsocialista. Produsse poster, vignette, caricature e disegnò la testata del giornale settimanale del Gau di Düsseldorf del NSDAP, Die Neue Front, cui collaborò regolarmente. La maturità artistica arrivò durante l’avvento al potere del Nazionalsocialismo: le sue vigorose incisioni su legno e linoleum ornarono libri, castelli, stanze, ostelli e case della comunità. Radicale fu il contrasto tra l’opera del giovane artista e l’arte moderna: egli sviluppò, insieme a molti altri, un convincente polo alternativo, il tentativo di concepire ed esprimere attraverso l’arte, l’essenza della vita spirituale del popolo e della sua tradizione. “L’arte non trova fondamento nel tempo ma nei popoli. Non deve perciò l’artista elevare un monumento al suo tempo ma al suo popolo… Perché l’arte non è una moda. Quanto poco muta l’essenza ed il sangue del nostro popolo, nella stessa misura l’arte deve abbandonare il carattere della caducità per risultare nelle sue migliori creazioni l’espressione viva e degna del ritmo vitale del nostro popolo.” (Adolf Hitler “Discorsi sull’arte nazionalsocialista, Ar 1976, pag 37 e 44) aveva affermato il capo del Nazionalsocialismo inaugurando nel 1937 a Monaco la prima esposizione dell’arte tedesca. In sintonia col pensiero del suo tempo Georg concentrò il proprio lavoro sull’illustrazione della canzone popolare dove raggiunse il punto più alto del suo operato artistico, sia dal punto di vista tecnico che da quello stilistico. Nessun incisore ha saputo rappresentare così magistralmente i temi e lo spirito dei Volkslieder. Né per Georg l’interesse per i canti del popolo fu mai un fatto strumentale o accademico: egli era e si sentiva organicamente un membro della sua comunità. Il suo carattere allegro e gioviale gli fece amare la musica e le canzoni che componeva e cantava con gli amici accompagnandosi con la chitarra. “Il Volkslieder permetteva dunque ai giovani di ricongiungersi con l’animo popolare e di vagheggiare un’umanità diversa, purificata dalle contaminazioni del progresso tecnologico, dal fumo delle ciminiere, dall’ipocrisia borghese, libera dalle preoccupazioni economiche e restituita ala campagna, alla natura, ad un universo idilliaco che certo un tempo era esistito, ad una vita insomma, più vera e più profonda”. (Cospito op. cit. pag. 55). Lavorò con lo stile dei vecchi maestri, esaltando il mondo del lavoro e rappresentando numerosi soggetti di carattere storico. Inserì nelle sue incisioni citazioni, proverbi e parole dei Volkslieder. Nel 1935 il Folkwang-Museum di Essen comprò diverse sue opere. Da questa data eseguì le sue tre maggiori serie di incisioni “Das Deutsche Volkes Lied” del 1935, “Es mahnen die Väter” del 1936 e “Deutsches Lied” del 1938 che lo resero molto popolare e furono spesso riprodotti nella stampa (Der Schulungsbrief, Junges Volk, etc.). Eseguì anche incisioni a carattere politico, ritratti di Hitler, e collaborò alle selezioni della serie Ewiges Deutschland. Realizzò diverse pitture murali per gli ostelli della Gioventù Hitleriana e le SA. Moltissime sue opere furono esposte nella Grosse Deutsche Kunstausstellung. Georg trovò per la prima volta nella realtà il suo universo idilliaco nel 1934, la bellezza senza tempo della brughiera di Lüneburg che diventerà dal 1940 il suo eremo agreste e la sua terra d’adozione. Lì nel paese di Bendestorf a sud di Amburgo costruirà la sua casa chiamata Haus Malershöh (la casa del pittore). La sua concezione della vita e del suo lavoro lo portarono a rifiutare onori e cariche: nel 1939 rifiutò una cattedra universitaria preferendo alla gloria posticcia dell’ufficialità la vita all’aria aperta e la compagnia della gente semplice della campagna. I contadini con la loro arcaica saggezza, le leggende della tradizione del suo popolo, la bellezza della natura e la frugalità essenziale della vita rurale divennero i temi per moltissime incisioni, dipinti e schizzi. Nel 1940 naufragò il suo primo matrimonio e, l’anno successivo si arruolò volontario per il fronte dell’est. Lì, in primissima linea, nacquero gli schizzi a carattere militare, le poesie e le canzoni dedicate alla patria ed alla donna amata che divennero conforto e divertimento per i suoi camerati. Parte delle sue opere furono distrutte alla fine della guerra. Fu fatto prigioniero dagli inglesi ed internato per oltre un anno. Dopo la guerra, con il capovolgimento dei valori, cominciò per Georg un periodo in cui la sua opera fu ignorata da quanti formavano la critica per il mercato dell’arte, ma ciò non gli tolse il suo spirito gioviale, e la serenità tipica del suo carattere. Per guadagnarsi da vivere dipinse in maggior parte disegni pubblicitari e commerciali. Il suo buon umore, la sua creatività artistica e le canzoni cantate con gli amici tra musica e bevute lo aiutarono a superare il momento difficile ed a continuare la sua opera che sviluppò in tutte le direzioni. Verso gli anni cinquanta si orientò verso la pittura. Anche in queste opere ritroviamo i temi dell’etica Wander e gli archetipi della civiltà contadina assunti e riproposti come modello alternativo alla barbarie del progresso e della civiltà industriale. Nel 1946 Georg si sposò in seconde nozze con un ragazza di Bendestorf da cui ebbe due figli. Elesse questo paese a sua patria e visse lì con la sua famiglia lontano da tutte le tendenze artistiche moderne e da tutte le ambizioni meschine degli artisti. Scrisse anche poemi, ballate, e canti nello spirito dei Lieder di Hermann Löns, che egli stesso eseguiva accompagnandosi con la chitarra. Nel 1970 fu pubblicato il suo libro di canzoni Wander arricchito da disegni e melodie intitolato Der Stromerhannes (G. Sluyterman von Langeweyde “Der Stromerhannes”, August Bruns Verlag, Fassberg, 1970), incise un disco con le stesse canzoni (http://www.zinnfigur.com/Books/DE_Books_CD_Set.asp) ora CD) e ricevette l’anello d’onore in oro del Deutsches Kulturwerk Europäischen Geistes. Lentamente tornarono la giusta fama ed il plauso del pubblico: le sue incisioni furono ristampate e largamente diffuse dal 1975 a cura delle Edizioni Uwe Berg (Uwe Berg Verlag Tangendorfer Strasse 6, D-21442 Toppenstedt Tel. 04173 6625 Fax 04173 6225). Certo non si tratto del consenso delle lobbies dei mercanti dell’arte, che egli non aveva mai cercato, ma fu l’ammirazione e la stima del popolo che sempre Georg aveva ascoltato, capito ed amato. Così arrivo la nomina all’Accademia arti figurative di Monaco. Nel suo settantesimo compleanno fu nominato cittadino onorario di Bendestorf. Georg Sluyterman von Langeweyde rimase un portavoce dello spirito europeo nel mondo artistico anche quando la vecchiaia lo costrinse a lasciare il bulino dell’incisore e a dedicarsi elusivamente alla pittura. Morì il 5 gennaio 1978 nella sua casa di Bendestorf. Fu inumato nel Heidefriedhof di Bendestorf. Il Landkreis di Amburgo gli attribuì postumo il suo Premio della Cultura. Sua moglie Eva-Maria morì appena dopo. Nello Stromerhannes aveva scritto: “Ho fatto il giro del mondoe il mio viaggio è alla fine, fratello tu puoi fare ancora strada, vuoi, come voglio io, sotterrarmi qui nella brughiera di Lüneburg dove voglio muovermi e restare nella felicità di Bendestorf?”. Un masso di 16 tonnellate ricopre la sua tomba, sulla pietra per ricordarlo è stato inciso il ritornello di una sua canzone;”Ja die Lüneburger Heide ist des Herrgotts schönstes Land”.

Ulteriori notizie e bibliografia completa in Mortimer G. Davidson “Kunst in Deutschland 1933-1945” Malarei band II, Grabert Verlag 1992(Grabert Verlag Postfach 1629, D- 72006 Tübingen (Telefon 07071/ 4070-0, Fax 07071 407026 http://www.grabert-verlag.de

Segnaliamo a tutti gli interessati il sito sull’opera dell’artista tedesco Georg Sluyterman von Langeweyde http://stromerhannes.thule-italia.org/ messo in rete nel 2000 e giunto a circa 17.000 contatti. Contiene la biografia, due portfolio con le incisioni più famose ed i testi delle sue canzoni Wander. Sito plurilingue italiano, francese, inglese, tedesco.

Il cofanetto con le 47 cartoline si può acquistaree presso Associazione Thule: thule@thule-italia.org
I due portfolio si possono acquistare presso
http://uwebergverlag.de/
http://www.lesenundschenken.de/

Rielaborazione ed ampliamento di un articol apparso sulla rivista Orion n. 46 luglio 1988 orionseb@libero.it

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Il libro di Sluyterman

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Der Stromerhannes

Mi chiamo Vagabondo

e viaggio di qua e di là,

la mia vita, lo so, non è quella consigliata dal prete.

Non trovo quartiere,

dormo nella foresta,

la testa sul muschio

o sui rami secchi,

con te verde Madre!

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

La strada di campagna è la mia vita,

insieme all’acquavite.

Sul selciato battono e scricchiolano

i miei scarponi e per di più,

quello che canto,

non è una litania,

non ne ha neanche una nota

e per me va bene così.

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

Disprezzo la gloria e gli onori,

mi fa ribrezzo il denaro dei Rothschild.

Perché si dovrebbe onorare

ciò che è in vendita?

Mi piace la mia vita da perdigiorno

come a voi piacciono

denaro, onori, encomi

e tutto l’altro letame.

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

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Der Stromerhannes

Per scaricarlo: cliccare qui

Oltre ad essere un grandissimo artista incisore, pittore e grafico Georg Sluyterman von Langeweyde scrisse anche poemi, ballate, e canti che egli stesso eseguiva accompagnandosi con la chitarra. Nel 1970 fu pubblicato il suo libro di canzoni Wander arricchito da disegni e melodie intitolato Der Stromerhannes (Stromer significa vagabondo e Hannes è il diminutivo di Johannes Giovanni) presso la casa editrice August Bruns di Faßberg (Georg Sluyterman von Langeweyde “Der Stromerhannes”, August Bruns Verlag, Fassberg, 1970), incise un disco con le stesse canzoni ora Cd (richiedibile al sito http://www.zinnfigur.com/shop/cgi-bin/showbig.asp?artikelnr=597%2F226 ) Stromerhannes è anche il nome dato al sito dedicato all’opera di Georg Sluyterman von Langeweyde http://www.geocities.com/stromerhannes/ che contiene anche i testi in tedesco delle canzoni dell’artista.

Der Stromerhannes

http://ingeb.org/Lieder/derstrom.html

Mi chiamo Giovanni il vagabondo

e viaggio di qua e di là,

la mia vita, lo so, non è quella consigliata dal prete.

Non trovo quartiere,

dormo nella foresta,

la testa sul muschio

o sui rami secchi,

con te verde Madre!

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

La strada di campagna è la mia vita,

insieme all’acquavite.

Sul selciato battono e scricchiolano

i miei scarponi e per di più,

quello che canto,

non è una litania,

non ne ha neanche una nota

e per me va bene così.

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

Disprezzo la gloria e gli onori,

mi fa ribrezzo il denaro dei Rothschild.

Perché si dovrebbe onorare

ciò che è in vendita?

Mi piace la mia vita da perdigiorno

come a voi piacciono

denaro, onori, encomi

e tutto l’altro letame.

Sono dunque un vagabondo,

un cane che canta,

ma il caro, caro sole

splende per me come per te,

sì io sono un vagabondo,

un cane che canta

ma il caro, caro sole

splende anche per me.

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