Ettore De Maria Bergler
Ettore De Maria Bergler
Floralia. Gli affreschi di Ettore De Maria Bergler nel salone delle feste a Villa Igeia.
Novecento Editrice, Palermo, 1988, Terza edizione, raccoglitore con fascicolo introduttivo
(spillato, pp. 8, 3 tav. col. e 12 tav. sciolte), cm 33×45. Testo di Luciana Natoli. 42,00 euro
Ettore De Maria Bergler Catalogo della Galleria d’Arte Moderna – Palermo, 1988, a cura di Domitilla Alessi. Testi di A. Purpura, L. Bica, U. Mirabelli, M. Briguglia brossura, pp. 246, 24 x 20, 120 immagini in b/n, 20 fotografie, 51 tavole a colori, 26,00 euro.
Dal sito del Comune di Palermo
Ettore De Maria Bergler
Pittore, nato a Napoli il 25 dicembre 1850 e morto a Palermo il 28 febbraio 1938. Figlio di Lorenzo De Maria, palermitano, intendente del barone di Calabria Giovanni Riso e di Vittoria Bergler, viennese, viene alla luce durante un breve soggiorno della famiglia a Napoli. Dal 1875 al 1877 è allievo, a Palermo, di Francesco Lo Jacono, celebre per i paesaggi e per le marine d’accurata resa stilistica. Nel 1875 espone per la prima volta a Palermo. Tra il 1877 e il 1880, grazie al mecenatismo del barone Riso di Calabria, intraprende alcuni viaggi di studio a Napoli, Roma e Firenze, fondamentali per completare la sua formazione artistica, se si considera che proprio in queste città egli frequenta gli studi di Morelli, Dalbono e Palizzi. Dal 1881 al 1885 lavora per il gallerista Luigi Pisani di Firenze, affermandosi come pittore di paesaggi e di scene di genere tipicamente siciliane. Nella città entra in contatto con le più aggiornate correnti artistiche del tempo e quindi con l’ambiente dei Macchiaioli: nelle collezioni degli eredi si conservano una serie di piccoli bozzetti di “macchia” ed un suo piccolo straordinario ritratto dello scultore Rinaldo Carnielo, firmato e datato “Firenze – 1878”. Nel 1883 Bergler partecipa all’Esposizione di Belle Arti di Roma con quadro “Bassa marea” e alla Promotrice di Napoli esponendo il quadro “Bambina dalle arance assalita dalle oche”, acquistato dalla regina Margherita. Nel 1884 espone alla mostra di Belle Arti di Torino la grande tela “Spiaggia di Valdesi in Sicilia” e i quadri “Nella piazza del Duomo”, “Vigandie” e “La domenica delle Palme”, quest’ultimo acquistato dal governo russo per essere destinato alla galleria di Pietroburgo. Partecipa all’Esposizione di Milano con il quadro “Al sole”. Il 28 novembre viene nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Nel 1886 comincia la vasta produzione ritrattistica e nel 1887 espone a Venezia il quadro “Ai bagni”; realizza poi gli affreschi della sala d’estate a Villa Whitaker a Malfitano ed esegue il ritratto di Norina e Delia Whitaker dal titolo “Bambine”. Nel 1890 tratta con successo il pastello, specializzandosi nel ritratto, nel 1891–1892 partecipa alla prima Esposizione Nazionale di Palermo con cinque opere: “Cavalli alla foce”, “Chierici rossi”, “Ricordi di Sicilia”, “Primo fiore” e “Sei studi”. Nell’occasione riceve la menzione onorevole ed il diploma di benemerenza. Realizza al Teatro Massimo di Palermo le decorazioni nel palco reale, nel soffitto della sala degli spettacoli e nella sala pompeiana tra il 1893 e il 1897, per casa Florio il tondo di donna Franca e i ritratti di don Carlos e di Maria Berta di Rohan, duca e duchessa di Madrid. Nel 1896 partecipa all’Esposizione Artistica Sarda, tenuta a Sassari. Tra il 1899 e il 1900 esegue gli affreschi della sala liberty del Grand Hotel Villa Igiea di Palermo e riceve la medaglia d’oro per i quadri “Figura di contadina” e “Studio di testa” alla Esposizione siciliana e calabrese di Arte e Fiori di Messina nel 1900. Partecipa alla IV Esposizione Internazionale di Belle Arti di Venezia (Biennale) nel 1901 con i quadri “A sera”, “Porta Mazzara” e “Tempio di Giove a Siracusa”. Tra il 1902 e il 1903 compie un viaggio in Africa con la famiglia Florio, riceve il diploma di benemerenza all’Esposizione di Arte Decorativa di Torino e partecipa alla V edizione della Biennale di Venezia col quadro “Luci vespertine” e con la decorazione del secrétaire eseguito da Vittorio Ducrot, su disegno di Ernesto Basile (che sarà acquistato dal ministro della Pubblica Istruzione per la futura Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove è tuttora nella stanza del direttore amministrativo). Tra il 1903 e il 1910 decora i soffitti di alcuni piroscafi della Società Navale Italiana “Florio & Rubattino”; nel 1905 presenta cinque opere alla VI Biennale di Venezia: “Curiosa”, “Conca d’oro”, “Sole morente”, “Scirocco” e “Ritratto di signora” e nel 1907, alla VII edizione, è presente con i quadri “Autunno”, “Taormina”, “A tornare” e “Viole”. Nell’edizione del 1909 ebbe una vera e propria personale nella sala intitolata “Bellezze di Sicilia” con decorazioni e mobili eseguiti da Vittorio Ducrot su disegni di Ernesto Basile, ai quali lo legava un’intensa collaborazione. Con questa serie di dipinti il De Maria si inserì fra i più quotati pittori meridionali degli inizi del Novecento, ottenendo unanimi apprezzamenti da parte della critica che ne lodò la scelta dei soggetti, la perizia tecnica e la felice fusione di realismo e di morbide eleganze coloristiche: “Popolana di Piana dei Greci”, “Terrazza siciliana”, “Impressioni e ricordi”, “L’Etna visto da Taormina”, “Campagna di Siracusa”, “La Zisa”, “Paesaggio agrigentino”, “Taormina”, “Una fontana”, “Mattino di marzo”, “Sullo Jonio”, “Agave”, “Mare morto (Palermo)”, “Taormina (un cortile)”, “Verso il faro”, “Vecchio porto (Palermo)”, “Pini”, “Impressione nella conca d’oro”, “Pastorelle (bozzetto)”,“Marina”, “Tipo siciliano”, “Prime foglie”, “Vecchio monastero (schizzo)”, “Interno di cappella”. Partecipa alla Biennale del 1910 con le opere “La fontana d’Ercole”, “Giovane donna siracusana” e “Pescatori siciliani”. A quella del 1912 con “S. Maria della Catena”, “Rinaldo e Armida” e “La basilica fra gli ulivi”. Realizza le sovrapporte per la sala del Consiglio della sede centrale della Cassa di Risparmio V. E. di Palermo. Dal 1913 al 1931 terrà la cattedra di pittura figurativa dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. La sua attività pittorica prosegue sempre con intensità, nel 1915 esegue il bozzetto per il concorso del “Ventaglio patriottico” indetto dal Giornale di Sicilia; nel 1916 espone quattro opere alla mostra “Pro Patria Ars”, tenuta al Kursaal Biondo di Palermo: due “Impressioni di Parigi”, “Lago di Lugano” e “Torrente sul San Bernardino”. Nel frattempo esegue ritratti per la casa Basile. Nel 1917 partecipa alla II Esposizione Italiana d’Arte di Palermo con il dipinto “Pensosa”. Insieme a Francesco Camarda, Domenico Quattrociocchi e Mario Mirabella nel 1918 partecipa alla III Esposizione d’Arte di Palermo con il dipinto “Ercole Farnese”. Viene nominato Commendatore della Corona d’Italia. Dal 1923 al 1933 riprende, in pittura, i temi del ritratto e del paesaggio. Nel 1924 riceve la nomina di Ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Sia la biografia/catalogo di Ettore De Maria Bergler sia il portfolio Floralia vanno richiesti a:
Libreria Editrice Novecento
Via Siracusa 16
90141 Palermo
Tel. 091 6257147 Fax 091 7308835
Posta elettronica: email@novecentoeditrice.it
http://www.novecentoeditrice.it
Tra le innumerevoli meraviglie artistiche presenti nella città di Palermo da non perdere assolutamente Villa Igiea (Salita Belmonte 43) decorata dagli affreschi di Ettore De Maria Bergler raccolti in uno splendido portfolio, giunto alla terza edizione, dalla Libreria Editrice Novecento. La libreria-editrice è uno dei motori di diffusione della cultura e dell’arte siciliana ed internazionale, assolutamente consigliata una visita e la presa visione del catalogo generale.
In un pieghevole dell’albergo viene brevemente riassunta da Paola D’Amore Lo Bue la storia di Villa Igiea e della sua arte:
“La fine dell’ottocento segnò un momento particolare per la Sicilia e soprattutto per Palermo. Un sano benessere ed una voglia di riscatto furono la spinta a varie iniziative tendenti ad attrarre verso l’isola le correnti turistiche internazionali, puntando sulla mitezza del clima, sul senso d’ospitalità e sulla gioia di vivere dei siciliani. Nacque così la Primavera Siciliana, iniziativa turistica che si occupava di propaganda e facilitazioni per i viaggiatori, nonché la Targa Florio, corsa automobilistica attraverso le Madonne, ideata da Vincenzo Florio, fratello minore di Ignazio ed entusiasta sportivo. Allo stesso modo vide la luce la rivista “La Sicilie illustre” che, pubblicata dal 1904 al 1911, fu diretta da Lanza di Scalea il quale, con articoli anche in lingua francese, esaltava i monumenti, la cultura, le tradizioni popolari, le feste, la cucina, i giardini e tutto ciò che la Sicilia offriva al turista. Anche l’imprenditoria dei Florio raggiunse in quel periodo un pieno sviluppo in tutti i suoi numerosi settori e Ignazio Florio, da attento imprenditore, ritenne opportuno aprire una casa di cura in un luogo salubre e sereno, dove gli ammalati potessero soggiornare nei mesi invernali. Acquistò pertanto una villa privata appartenente all’ammiraglio inglese Sir Cecil Domville, sita all’Acquasanta con tutto il terreno circostante che si estendeva fino al mare. Vi spese ingenti somme, ma ben presto si accorse che da quest’attività non avrebbe potuto trarre molti guadagni; decise quindi di trasformarla in un albergo di lusso dotato di Casinò, attrattiva turistica di grande rilievo. Nello stesso tempo a Taormina si apriva un grande albergo a livello internazionale ed a Palermo il Cavaliere Enrico Ragusa trasformava Palazzo Ingham nel Grande Albergo delle Palme. Ignazio Florio provvide quindi a migliorare ancora una volta la Villa, alla quale aveva dato il nome di sua figlia Igiea, e ne l1908 diede l’incarico di ristrutturarla all’architetto Ernesto Basile. Questo, senza grandi mutamenti architettonici, seppe dare alla costruzione di stile neo-gotico, un aspetto meno severo, apportandovi decorazioni ed affreschi e creandovi grandi verande e terrazze degradanti sull’ampio giardino fino alla scogliera. Per gli interni Basile si affidò alla ditta Ducrot che eseguì tra l’altro, secondo i disegni ideati da lui stesso, le porte, i paraventi e la trabeazione della sala del primo piano, oggi chiamata “Sala Basile” ed adibita a conferenze, incontri culturali ed artistici; diede inoltre l’incarico di affrescarne le pareti al pittore Ettore De Maria Bergler, suo fedele collaboratore. Gli affreschi sono nello stile floreale, allora in gran voga, e rappresentano i quattro momenti della giornata: il sorgere del sole sulla parete est, il giorno ed il tramonto sulla parete centrale e la notte sulla parete nord. Sul lato occidentale Basile pose un colonnato e, sulla fascia che vi corre sopra, De Maria Bergler dipinse tre grandi pavoni, in cui quello al centro ha la coda aperta e rappresenta l’alba, un altro con la coda semichiusa rappresenta il tramonto ed il terzo, appollaiato con la coda chiusa verso il basso, rappresenta la notte. Il visitatore che entra oggi in questa magnifica sala, illuminata da un lungo lampadario di vetro di Murano, muovendosi a passo lento per ammirare le gioiose pitture, ha l’impressione che le fanciulle ivi raffigurate si muovano anch’esse, mostrando ora un fiore ora un’arancia, come per volere invitare il turista a restare più a lungo in Sicilia per godere dei profumi e dei sapori della terra. Infine, oltre alla Sala Basile, non si può tralasciare di notare l’eleganza dell’ampio Salone delle feste (chiamato Salone Belle Epoque), della Sala Biblioteca, del bar Les Arcades affrescato da Gianni Morici, del grande salone di Ducrot in legno pregiato (chiamata Sala Se gesta e che un tempo ospitava la cappella privata della famiglia Florio) ma soprattutto la sala ristorante Donna Franca Florio con il famoso ritratto di Giovanni Boldini del 1900 che sarà esposto alla biennale di Venezia del 1903”. Un bel ritratto di Donna Franca Florio si trova nel libro di Pietrangelo Buttafuoco “Fimmini”Mondadori 2009.