Arthur Rackham

 

di Harm Wulf

Dopo più di un secolo le illustrazioni di Arthur Rackam non cessano di incantare ed affascinare generazioni di bambini e d’adulti nel mondo intero. L’alchimia di purezza, bellezza delicata e grottesco non ha perduto nulla della sua intensità. Egli ha illustrato un buon numero di classici della letteratura inglese ed europea, imponendosi come un modello del genere spesso imitato ma raramente eguagliato.

Secondo la leggenda, la famiglia da cui nacque Arthur Rackham il 19 settembre 1867 a Londra discendeva da quella di John Rackhman, famoso pirata impiccato nel 1720. Quello che è certo è che la sua famiglia apparteneva alla classe media ordinaria (il padre lavorava al Ministero della Marina). La passione per l’arte del giovane Arthur era tale che sempre metteva nella sua cartelletta una matita a della carta per poter disegnare anche la sera. All’età di 12 anni vince un premio per il disegno nella sua scuola. A 18 anni passa alla Scuola delle Belle Arti di Lambeth a fianco d’altri studenti tra cui Thomas Surge Moore e Charles Ricketts. Arthur Rackham era nonostante l’aspetto posato ed equilibrato una persona dall’immaginazione debordante. Questo aspetto primario del suo carattere è nascosto, quando comincia a lavorare come addetto alle statistiche in una compagnia d’assicurazione. Ma, come durante la sua infanzia, egli si dedica di notte alla sua arte. Egli sottopone i suoi lavori a diverse riviste illustrate che erano pubblicate all’epoca. Nel 1893, Arthur Rackham si era già fatto un certo nome e venne invitato ad unirsi al gruppo redazionale del rinato Westminster Budget. Da questo momento lavorerà come disegnatore professionista e dovrà illustrare articoli che trattavano dei fatti più vari, dalla vita dei reali alle rapine, agli eventi teatrali. Con la sviluppo della tecnica fotografica fu possibile riprodurre le fotografie sulla stampa e questo porta ad una riduzione del lavoro per gli illustratori. Arthur Rackham passa allora ad illustrare romanzi e libri in generale. All’epoca di Audrey Beardsley era al vertice della sua carriera folgorante e Arthur Rackham fu fortemente influenzato dal suo stile. E’ nel 1900 con l’apparizione delle Novelle fantastiche dei fratelli Grimm che l’artista s’impone realmente. Consolida la sua notorietà con le 51 illustrazioni ad acquarello per il Rip Van Winkle il romanzo di Washington Irving. Tutto il suo talento è già lì: interpretazioni uniche d’esseri stranieri, descrizione emozionante dell’infanzia, profonda sensibilità per descrivere i paesaggi e la flora, tecnica rigorosa realizzata con linee dritte delicate, applicazione del colore ad acquarello. Il libro raggiunse innumerevoli edizioni ancora oggi ricercatissime dai collezionisti. Questo successo fu seguito da altri maggiori (Peter Pan nel giardino di Kensington, Alice nel Paese delle Meraviglie…). Nel 1908 le illustrazioni che realizza per l’opera di Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate sono considerate degli assoluti capolavori. Diviene uno degli illustratori più in vista del periodo e riesce a vendere ad ottimi prezzi i suoi acquarelli nelle esposizioni delle gallerie d’arte di Londra. Nel 1909 realizza quella che si può considerare il vertice della sua opera: le illustrazioni della tetralogia di Richard Wagner. L’Anello dei Nibelunghi cl suo prologo, L’oro del Reno con i suoi tre atti, La Valchiria, Sigfrido e Il Crepuscolo degli Dei. Dopo il suo debutto sulla scena artistica del 1876 questa è un’opera monumentale per la quale Richard Wagner fa costruire il famoso Festspielhaus di Bayreuth e che incanta la realtà musicale europea. Questo ciclo vede il diffondersi del prestigio di Richard Wagner anche dopo la sua morte del 1883 fino a diventare sul finire del secolo fenomeno quasi religioso (malauguratamente dimenticato dopo il 1945). La sfida per Rackham è stata quella di dover creare qualcosa di più grandioso e prestigioso dei suoi precedenti lavori. Le illustrazioni di Rackham per il Ring wagneriano furono pubblicate in due volumi nel 1910 e 1911 accompagnate da una notevole traduzione in inglese. Con questi 64 acquarelli Rackham fornì la dimostrazione della sua maestria e della sua arte che non tradiva mai i testi che rappresentava (anche se queste riflettono i gusti di Rackham perché il Ring era troppo vasto per poter essere illustrato integralmente. Nel 1912 gli originali furono esposti a Parigi alla Società Nazionale delle Belle Arti che conferì una decorazione in oro all’artista. Oggi questi acquarelli dovrebbero essere in mano di collezionisti privati, ma sono rimasti presenti nello spirito di molti wagneriani. Sono considerati come l’eredità di un approccio tradizionale a Wagner e vengono ancora ammirati da tutti quelli che sentono la necessità di una rappresentazione letterale delle sue opere dopo i diversi eccessi di molte messe in scena (tra cui Patrice Chéreau e della sua interpretazione marxista di triste memoria a Bayreuth) che i coreografi moderni hanno imposto al ciclo. Durante la prima Guerra mondiale fu richiesto a Rackham di illustrare Il romanzo di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda per rappresentare verosimilmente lo spirito patriottico della nazione. Dopo il carnaio del 1914 – 1918 l’umore della gente non tende più al mondo incantato, popolato d’elfi, folletti ed altre strane creature di Rackham. L’artista passa ad altri temi con numerosi romanzi tra cui le Storie straordinarie di E. A. Poe (1935). Nel 1933 fa un’incursione nel mondo del teatro realizzando le scenografie di Hansel e Gretel. Le idee dei costumi vengono da quelli che aveva osservato durante un viaggio in Danimarca e diventano allora quelli dei personaggi dell’opera di Humperdinck. Dopo aver illustrato più di 90 libri, Arthur Rackham muore nella sua casa di Limpsfield tre giorni prima che la Gran Bretagna dichiari guerra ala Germania.

L'opera dell'artista dell'artista al sito http://rackham.artpassions.net/rackham.html

Tutte le 64 illustrazioni per il Ring di Richard Wagner

http://www.artpassions.net/rackham/wagner_ring.html

Thor
Le vergini del Reno
Sigfrido uccide il drago
Wotan
Il sacrificio di Brunhilde 
Freya

Articolo di Leopold Kessler apparso sul n. 20 della rivista francese Réfléchir & Agir.

Traduzione e ricerca iconografica di Harm Wulf

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