Karl Wilhelm Diefenbach
Karl Wilhelm Diefenbach
di Harm Wulf
Karl Wilhelm Diefenbach nacque il 21 febbraio del 1851 a Hadamar una cittadina della regione tedesca dell’Assia che fu capitale del granducato di Nassau. Il padre Leonhard, professore di disegno presso la scuola locale e pittore egli stesso di una certa fama, fu il primo maestro del ragazzo che, fin dalla più tenera età, manifestò una forte propensione per il disegno e la pittura. La sua educazione fu anche fortemente influenzata da un lontano parente di nome Lorenz, sacerdote cattolico, etnologo e romanziere. Questo uomo colto, intelligente e di spirito aperto alle possibilità d’arricchimento che potevano venire anche da altre religioni, esaltò la profondità del giovane artista avviandolo verso un misticismo che, in seguito lo indusse, alla Teosofia. A vent’anni, per continuare gli studi all’accademia di Belle Arti, Diefenbach si trasferisce a Monaco di Baviera nel quartiere di Schwabing uno dei centri, insieme a Berlino, in cui si radunavano gli artisti dell’area germanica. S’inserisce subito nell’ambiente artistico della città cominciando a ricevere apprezzamenti e critiche positive sui giornali. Nel biennio 1873-74 aveva trascorso svariati mesi presso il duca di Nassau, suo mecenate, per ritrarne la famiglia cominciando a mal sopportare i convenzionalismi e le falsità dell’ambiente aristocratico e borghese. Muore il padre e, poco dopo, la madre. Appena dopo queste disgrazie l’artista è colpito da una forte forma di febbre tifoide e deve rimanere per due anni nell’ospedale di Monaco. Da questa terribile esperienza l’artista esce sposando poco dopo una delle sue infermiere. Il primo figlio è debole e malaticcio fino a che il padre non decide di esporlo ai raggi del sole. Viene chiamato Helios come ringraziamento alla forza solare. A questo segue la figlia Stella e il terzo figlio Lucidus. Nel 1874, anche a seguito della lunga malattia, inizia a delinearsi la sua filosofia artistica ed esistenziale attraverso un modello di vita che induce l’artista ala completa rinuncia del superfluo e a girare coperto di una lunga tunica fluttuante, a testa nuda, con i sandali ai piedi. La sua predicazione messianica propugna la profonda unità tra arte e vita esemplare, il nudismo e l’antimilitarismo, il vegetarianismo, accusando apertamente le esplosive contraddizioni sociali e morali della Germania dell’epoca, tutta tesa all’industrializzazione e al riarmo. In questo senso Diefenbach è sicuramente il principale antesignano del movimento della Lebensreform che si svilupperà nel mondo tedesco alla fine del XIX secolo indicando una terza via alternativa la mammonismo della società capitalista ed al materialismo delle organizzazioni di classe dei lavoratori. In questo movimento coesisteranno l’opposizione alla medicina tradizionale e l’affermazione di una medicina naturale (bagni di sole, aria e luce, astensione da alcol e tabacco, ginnastica a corpo nudo, riforma dell’abbigliamento e dell’alimentazione, danza espressiva); la reazione all’egemonia della tecnica, dell’industria e dell’urbanizzazione; l’affermazione dell’unità inscindibile di corpo ed anima e la riscoperta della bellezza estetica del corpo e la sua valorizzazione e celebrazione all’interno di una natura incorrotta e purificatrice. Nelle grandi città la fitta concentrazione umana creava fenomeni abnormi quali la miseria, l’alcolismo e la prostituzione; si crearono luoghi elettivi, come Taormina, Corfù, Capri, il Monte Verità nei pressi di Ascona (1), in cui fosse possibile un rinnovamento non solo sociale ma anche religioso e spirituale. Afferma Diefenbach “Malattie, miseria, crimini d’ogni tipo, prostituzione e degenerazione, delitto e suicidio, strage che grida al cielo chiamata “guerra” sono le conseguenze naturali dell’ingiustizia della società, dell’irreligiosità delle istituzioni, dell’allontanamento da Dio.”.
Il messaggio di Diefenbach crea vasti consensi tra la popolazione e molti giovani cominciano a seguire le sue regole di vita. Dopo la famosa predica “Sulle origini della miseria umana” gli viene proibito di parlare in pubblico. Ovviamente tutto ciò lo rende inviso alle autorità che gli scatenano contro una vera e propria campagna di stampa diffamatoria. “Pervertitore e corruttore dei giovani”, “sobillatore e pazzo”, “Kohlrabi-Apostel” (apostolo-rapa) sono alcune delle infamanti accuse che i giornali gli rivolgono attaccando nello stesso tempo la sua opera artistica, accusata di essere falsamente teatrale ed al servizio del suo messaggio sovvertitore dell’ordine costituito. Il 10 febbraio 1882 sulla cima di una montagna, durante una veglia, l’artista ha una visione che cambierà il corso della sua esistenza. Scrutando l’orizzonte dall’alto della Hohenpeißenberg, mentre osserva sul calare del giorno i ghiacci delle alpi, Diefenbach riceve il messaggio che lo trasformerà definitivamente in apostolo della natura:
“Dio è dentro di te! Il cielo e il paradiso, casa del tuo spirito, della tua anima, la beata magnificenza della terra, l’eterna incommensurabilità dell’universo giacciono nascosti come germi in ogni petto umano! Conosci te stesso! Solo la conoscenza della tua divinità ti libera dai vincoli e dalla maledizione dell’errore, dal crimine e dalla miseria senza nome, dalla rovina di te stesso e della madre terra! Conoscete uomini la vostra madre, la Natura, la più libera e pura saggezza per gli uomini, l’incorrotta fonte della vostra nobiltà immune da peccato originario, maledizione e danno. Conosci te stesso uomo!”
Nel 1885 lascia Monaco, anche in conseguenza dell’ambiente ostile, e si stabilisce, dopo poco tempo, in una cava abbandonata la leggendaria Steinbruchhaus di Höllriegelskreuth nella valle dell’Isaar. A capo della sua famiglia patriarcale, la moglie e tre figli, comincia a concretizzare il sogno di un laboratorio artistico in cui condurre una vita esemplare.
Le condizioni di vita erano durissime ed inoltre Diefenbach continuava le prediche e gli esercizi a corpo nudo. Le autorità posero gendarmi attorno al laboratorio e lo sottoposero al primo processo della storia per nudismo. Fu condannato per due volte al carcere, pena commutata in seguito in forti ammende. Nel 1887 avviene il primo incontro con il pittore Hugo Höppener (1868 – 1948, http://www.thule-italia.com/arte/Fidus/Fidus.html ) che diverrà uno dei suoi discepoli e che sarà soprannominato dall’artista Fidus, il fedele. Fidus racconta così il suo primo incontro con l’artista: “Quando il ‘Maestro Diefenbach’ venne verso di noi affabilmente sulla verde terrazza, la sua figura dignitosa m’ispirò subito un profondo rispetto. Dopo che Brixel, con il quale elisi intrattenne a discutere con estrema compostezza, se ne fu andato, io ovviamente rimasi e Diefenbach cominciò a parlare dei suoi progetti e della sua lotta solitaria, argomenti pienamente rispondenti al mio pensiero e alla mia aspirazione. Mi dichiarai con passione sostenitore della sua causa, nonostante egli cercasse di convincermi del suo destino infausto, della sua sofferenza per i vecchi errori di cultura, della mancanza di mezzi e soprattutto della solitudine del rifugio che gli aveva lasciato un proprietario benevolo. Queste motivazioni non fecero altro che aumentare in me la convinzione che avrei dovuto cooperare affinché un artista geniale si dedicasse alla sua opera e alla sua azione umanitaria. Come mi parevano meschini al confronto le aspirazioni puramente artistiche dell’Accademia e l’affettazione dei compagni di studio. Pregai Diefenbach di poter diventare suo allievo, ed egli acconsentì commosso. Nel laboratorio dove mi fermai per la notte il maestro mi mostrò le opere appena abbozzate che, non solo per la loro semplice ‘tendenza’ ma anche per l’effetto pittorico e lo stile completamente nuovi, si lasciavano alle spalle tutta l’arte preesistente. Inoltre m’indicò i validi studi dal vero della giovinezza, del periodo dell’Accademia e degli anni dell’isolamento. Poi mangiammo pane fato in casa e bevemmo acqua fresca di sorgente: questo era il suo cibo perché non aveva neppure i soldi per comperare dai contadini frutta o prodotti della terra, sebbene frutta, pane e noci fossero il suo ideale d’alimentazione. Suppliva col poco che gli passava Brixel: legumi, orzo e una damigiana con un avanzo d’olio d’arachid.”.
Nel 1889, a conferma del credito goduto negli ambienti artistici, il pittore fu invitato a tenere una mostra a Monaco nelle sale della Kunstgewerbehall per la quale ebbe un buon successo di pubblico e critica. Sul finire dell’anno accadde un grave episodio. La moglie infastidita dalle difficoltà dell’esistenza a Höllriegelskreuth tentò di avvelenarlo e poi gli fece sottrarre i figli accusandolo di follia. Stanco, malato e solo l’artista si trasferì a Walfrathausen presso Dorfen dove, indebitandosi fondò un nuovo atelier-comune chiamato “Humanitas, officina per Religione, arte e scienza” una speciale comunità di circa 25 uomini e donne che cercarono di vivere coerentemente con le idee dell’artista. Nel 1891 l’artista tenne una grande esposizione di dipinti alla galleria Löwengrube di Monaco a cui assistettero otre 80.000 visitatori tra cui anche la famiglia imperiale. Nel frattempo morì la moglie e l’artista poté riabbracciare i tre figli Helios, Lucidos e stella con i quali si trasferì a Vienna dove aveva avuto attraverso l’interessamento del mercante Karl Mauer, la proposta di esporre al Kunstverein. L’accoglienza della città fu tra le migliori: alla sua prima esposizione, nel gennaio del 1892, infatti, accorse tutta la nobiltà, l’alta borghesia e l’ambiente intellettuale che mostrarono insieme alla stampa di apprezzare le opere del maestro e lo spirito che le sottintendeva, tanto che ricevette l’invito a corte dell’Imperatore Francesco Giuseppe. La sua fama si diffuse a livello internazionale, ma una serie di polemiche col direttore del Kunstverein, che intendeva imporgli i temi dei dipinti, lo indusse a partire verso sud nel giugno del 1895. Viaggia passando per il massiccio del Karwandel fino al lago di Garda per poi dirigersi al Cairo in Egitto. Rientra a Vienna nel 1897 trovando un clima diverso dal precedente: grandi fermenti artistici e culturali dell’epoca consentono vere e proprie campagne in difesa dell’artista perseguitato. Già sostenitore del pensiero teosofico insieme al suo discepolo Fidus, Diefenbach entra in contatto con Jörg Lanz von Liebenfels direttore della rivista “Ostara” e diviene uno dei famigli dell’Ordine dei Nuovi Templari (2). Dopo un breve periodo di serenità, riprendono le polemiche e gli attacchi della stampa. Sloggiato dalla sua casa, dichiarato parzialmente inabile, evitato da tutti, perseguitato dalle autorità nel febbraio del 1899 decide di lasciare definitivamente la città per tornare in Egitto, ma le difficoltà economiche lo fanno fermare a Trieste dove, con l’aiuto del futuro genero Paul Ritter von Spaun, tentò di trasferire l’ultima mostra tenuta a Vienna. A Trieste oltre all’esposizione delle sue opere l’artista realizzò il fregio lungo 70 metri per il transatlantico austriaco Franz Ferdinand Este. Anche quella triestina fu solo una tappa perché, dopo aver vissuto per qualche tempo in una fortezza abbandonata, nel 1900 decise di venire in Italia trasferendosi definitivamente sull’isola di Capri. L’isola si rivelò per lui un inesauribile fonte d’ispirazione: “Capri mi basterà per tutta la vita con queste aspre rupi che adoro, con questo mare tremendo e bellissimo benché, é in verità, io soffra il martirio del boicottaggio dei miei connazionali che venendo qui muovono contro di me vergognose accuse di immoralità ed empietà.”. A Capri, nei tredici anni di permanenza, produrrà molte opere nel suo atelier di via Camerelle, presso l’attuale residence, e poi nello stabile occupato oggi dal ristorante “Campanile”. L’isola degli inizi del’900 è un crocevia di personaggi e culture diverse attratti per svariati motivi attratti dai paesaggi capresi. Diefenbach vive sostanzialmente isolato nonostante la non ostilità della popolazione. La sua figura imponente, il modo di vestire monacale, le agitate prediche sulla piazzetta della funicolare gli valgono i giudizi ironici e sprezzanti da parte d’intellettuali e popolani. Karl Wilhelm Diefenbach muore il 13 dicembre 1913 per un attacco di peritonite e la sua opera scivola nel disconoscimento e nel disprezzo. Nel cimitero cattolico di Capri è sepolto anche il figlio Helios che morì il 3 luglio 1950. Le grandi tele dell’artista rimaste fino al 1931 nello studio sono trasferite alla Certosa di San Giacomo di Capri dove per anni sono abbandonate al degrado, al vandalismo e al saccheggio. Solo agli inizi degli anni ’70, per l’interessamento del signor Friedrich Fridolin von Spaun, figlio di Stella Diefenbach, le opere vengono salvate e donate allo stato Italiano. L’impegno del Prof. Raffaello Causa, Sovrintendente ai Beni Storici della Campania, permette la realizzazione nel 1974 del Museo Diefenbach in alcune sale della Certosa di San Giacomo. Vi sono contenute 31 tele, 5 sculture in gesso, e un ritratto del pittore dipinto da Ettore Ximenes. Presso il museo della città di Hadamar (www.hadamar.de/kultur/museum/index2.htlm) in Assia è possibile visionare il fregio di 68 metri intitolato “Per Aspera ad Astra” (3) con la sua sequenza di silhouettes danzanti e musicanti, di bambini, animali e figure esotiche che risulta in stretta contiguità con l’opera di Max Klinger.
(1) Sulla storia della comunità del monte Verità di Ascona vedi il fondamentale articolo di Philippe Baillet “Monte Verità, 1900 – 1920 une “communaute alternative” entre mouvance völkisch et avant-garde artistique” in Novelle Ecole n. 52 anno 2001 e il catalogo del museo Casa Anatta Monte Verità Museo comunale Ascona AAVV “Monte Verità – Le mammelle della Verità” Ed. Electa Milano – Ed. Armando Dadò, Locarno 1978. Sulla collina della Monescia (Lago Maggiore vicino Locarno) è stato aperto dal 1981 un Museo permanente sulla storia del Monte Verità (tel. 091 7910181), che raccoglie una notevole quantità di reperti (oggetti di uso comune, vestiario, documentazione, fotografie, ecc.) relativi alle vicende della comunità alternativa che fu protagonista di questa esperienza socio-politica, artistica e culturale. Il centro mussale ha trovato collocazione nella Casa Anatta (Verità) che fu abitazione e sede della comunità e nella Casa Selma (capanna luce-aria dei vegetariani). Sempre in questa stessa area si trova un’altra struttura abitativa in legno ricostruita nel 1986 per conservare il dipinto “Paradiso” del pittore Elisar von Kupffer su grande tela rotonda. Monte Verità – Museo, 6612 Ascona, Svizzera Tel: +41 (0)91 791 01 81 Fax: +41 (0)91 780 51 35 E-mail: info@monteverita.org
(2) Nicholas Goodrick-Clarke Le radici occulte del Nazismo Sugarco Edizioni, 1993, pag. 167
(3) Presso la Casa Editrice La Conchiglia, Via Le Botteghe 12, 80073 Capri (NA) www.laconchigliacapri.com E-mail: info@laconchigliacapri.it è disponibile il volume di Karl Wilhelm Diefenbach Per Aspera ad Astra – Capri 1900 –La follia è un isola. Prefazione di M. Buonuomo. Testo tedesco a fronte. Cofanetto formato 27 x 19 contenente il testo poetico ed il fregio lungo circa 6 metri. Il fregio è riprodotto su carta Rusticus in vari colori.