Boccasile - Rivista SS italiane "Avanguardia"
Selezione dei disegni di Gino Boccasile apparsi sulla rivista settimanale delle SS italiane "Avanguardia europea" che dal secondo numero si chiamerà semplicemente "Avanguardia". Il primo numero del settimanale il 16 marzo 1944 e terminò col numero 16 del 21 aprile 1945. La direzione e l'amministrazione della rivista era in Viale Monte Santo 3 a Milano. Gino Boccasile, ufficiale delle SS italiane, collaborò con disegni, illustrazioni, vignette e la rubrica fissa "L'angolo di Boccasile" fino all'ultimo numero. L'immagine 20 (Boav20.jpg), l'unica umoristica della serie, è un reperto storico: si tratta dell'ultimo lavoro di Boccasile (pubblicato nel numero 16 dell'anno 1945) da "Avanguardia".
Editoriale del primo numero di Avanguardia di Felice Bellotti
Per la bandiera
Questo settimanale esce all’insegna della Nuova Europa. Senza equivoci, senza riserve, senza tentennamenti. L’Europa di domani per la quale ci battiamo è un’Europa che sia una comunità di popoli nella quale i più forti siano garanti dei diritti dei più deboli, i più ricchi i responsabili del benessere dei più poveri, mentre, a loro volta i più deboli e i più poveri collaborino con la loro lealtà e cono il loro lavoro al progresso morale, culturale e materiale del Continente. I ponti con il passato sono tutti bruciati. I barbari d’oltremare hanno dimostrato di avere in odio non già la sola cultura germanica, come volevano e vogliono pertinacemente dare da bere, ma tutta la civiltà europea. Questo perché i principi morali e sociali della vecchia ma immortale Europa, figlia di Roma, sono inconciliabili colle loro materialistiche dottrine, che si riassumono in una irrefrenabile smania di ricchezze, di dominio e di prepotenze. Italia, Belgio, Francia, Grecia, Norvegia, e non solamente la Germania, presentano colle loro città distrutte e con le centinaia di migliaia di vittime innocenti la documentazione di questa barbarica furia distruttrice. La criminale per quanto traballante alleanza tra le potenze anglosassoni e la Russia bolscevica ne offrono una riprova morale. L’America di Roosevelt per carpire all’Europa il dominio spirituale e morale del mondo non sa far di meglio che tentare di distruggerla. La spaventosa vacuità delle sue dottrine materialistiche non può pretendere che di trionfare sul nulla. E questo nulla cercano di realizzare i banditi dell’aria che distruggono e assassinano ad un tanto all’ora. Solo così la Casa Bianca potrà sperare di ereditare la millenaria gloria del Campidoglio e del Vaticano, la bolgia aurea della City e la cultura della Germania. Barbaro è questo nemico d’oltremare, barbaro nel senso più esatto della parola, cioè straniero alla nostra mentalità, alla nostra tradizione e alla nostra morale. Mai in nessun cervello italiano avrebbe potuto germogliare il satanico progetto di distruzione che hanno partorito, dopo una plurimillenaria quanto vile e viscida evoluzione, i cervelli giudaici che rintanati nelle loro auree casseforti guidano incoscienti sicari sulle vie della loro ignobile quanto impossibile rivincita. Ma l’Italia sola non può resistere all’urto, il popolo italiano è impotente a sostenere la violenza di tanta satanica e criminale pressione . Unicamente in un’Europa unita, solidale, nella quale gli odi e i rancori, tanto atavici quanto inutili e dannosi, siano definitivamente sepolti, la nostra Patria può trovare la sua possibilità di vita, di pace e di benessere. L’inutile e disonorante tradimento di un indegno re e di un avido fellone ha spezzata l’alleanza militare dell’Asse, gettando nel fango della suprema onta mille gloriose bandiere e milioni di prodi soldati. Un immeritato ed ingiusto disprezzo grava sul nostro popolo e sul nostro nome e Dio ci perdoni se osiamo dire a viso aperto che questo disprezzo è legittimo. Lo scherno irride alle nostre aquile prostrate dal tradimento. Mai nessun popolo, nella storia del mondo, ha perduto tanto in una sola volta. Ma l’invisibile vincolo ideale che unisce i popoli di Italia e di Germania, dal quale è nato l’Asse e per il quale aspramente si lotta in tutto il globo, vive, ancora, più che vivere trionfa. La nostra rivoluzione sociale continua, trionfa nei paesi “democratici” dove gli esosi plutocrati sono costretti a patteggiare col proletariato, promettendo molto di più di quanto intendano poi mantenere, trionfa perfino nella bolgia bolscevica, dove mirabolanti decreti tendono a far rispuntare il pelo sui purulenti eczemi che infettano l’orso russo. Trionfa, l’idea non possono perdere gli eserciti. Dio ha posto ai nostri confini il popolo tedesco. Per un avvenire di pace e di benessere, perché ogni vent’anni la gioventù non vada a farsi macellare sui campi di battaglia e la Nazione non sia trascinata nella rovina, occorre che italiani e tedeschi davano d’accordo. Noi siamo ancora in tempo per generare, unitamente ai nostri alleati germanici, la nuova Europa. Essi ci onorano oggi consegnandoci di nuovo quelle armi che il tradimento ci aveva strappato di mano. Se sapremo farne uso, se sui campi di battaglia noi dimostreremo che quella di Badoglio è stata un’aberrazione di pochi e non la vigliaccheria dei più, allora l’Italia potrà ancora rientrare a testa alta nel consesso delle Nazioni europee. Ma perché tutto questo si avveri, occorre sapere scrollare l’onta. La capacità di lotta si misura dalla capacità di sofferenza. Bisogna quindi affrontare sacrifici materiali e morali immensi, bisogna accettare l’umiliazione ed espiare. Occorre per prima cosa che gli italiani la smettano di uccidersi tra loro mentre gli eserciti di tutte le nazionalità si battono sul territorio nazionale. E’ ben triste lo spettacolo di questo popolo che si dice intelligente e che continua ad insozzarsi di vergogna e del disprezzo di tutto il mondo in un inutile, ridicola lotta per il dominio di una Patria che, di fatto, è in mano allo straniero, alleato o nemico che sia. E’ grottesco che siano dei “ribelli” alla macchia che vivono di rapine o di saccheggio o – peggio ancora – di mendicità verso lo straniero o verso gli ereditari nemici del proletariato, credendo con un “eroismo” da romanzo d’appendice di mascherare la loro sostanziale vigliaccheria. Per gli uomini di coraggio c’è posto al fronte non nei nascondigli delle valli alpine. Per gli uomini di coraggio, quali che siano le loro idee, l’azione è una sola: combattere a viso aperto. Combattere per scacciare un nemico che è sbarcato nella nostra Patria non già per forza o per valore , ma unicamente per frode, combattere per dimostrare ai nostri alleati che le prime vittime del tradimento di Badoglio siamo noi, popolo italiano, e per dimostrare al mondo che gli italiani non si meritano il disprezzo che li circonda oggi. Solo così, con lealtà ed onore, noi potremo risalire la corrente e fare in modo che i nostri figli non abbiano a vergognarsi di essere italiani. Non è degno di vivere in libera nazione un popolo che non abbia dignità, un popolo che non sappia combattere e morire in difesa della terra, della famiglia, della Fede, della casa e delle donne. Tutte cose che, fuse insieme, costituiscono la Patria. Il destino di un popolo è sempre stato nelle mani dei suoi soldati. Il popolo italiano deve collaborare con la Germania per la creazione di una Nuova Europa, deve collaborare coi nostri alleati romeni, finlandesi, slovacchi, ungheresi, bulgari, con quelle correnti francesi, belghe, danesi, norvegesi ed olandesi che vivono per il nostro stesso ideale, con gli spagnoli ricattati, con quei pochi svizzeri e svedesi che non si sono lasciati incantare dagli specchietti o dall’oro anglosassone. Questo affinché a tutto il Continente sia assicurato un avvenire di libertà, d’onore, di benessere e di pace. Nel nostro caso collaborare è sinonimo di combattere. Combattere colla forza della disperazione per inghiottire il groppo che da troppi mesi ci stringe la gola, per potere alzare di nuovo gli occhi in faccia al mondo, per la bandiera!